Nel 1318 Giacomo da Carrara inizia l'ascesa politica della famiglia divenendo Difensore del Popolo e Capitano Generale ed aprendo così la strada alla Signoria Carrarese che perdurerà salvo qualche breve interruzione fino al 1405. I Signori da Carrara saranno proclamati Principi e nel secolo del loro dominio si impegneranno a dare alla città un aspetto moderno, vivace ed elegante facendola diventare una delle capitali principali del Trecento europeo.
L'itinerario si snoda tutto in città, da nord a sud, toccando i principali luoghi legati all'epopea Carrarese. In campo artistico, nel Trecento, Padova aveva superato ogni altra città italiana per la quantità di superfici affrescate, per la qualità delle formidabili equipe al lavoro all'interno delle sue chiese, per la sensibilità culturale della sua Corte, frequentata tra gli altri da Francesco Petrarca.
Si parte dalla Chiesa degli Eremitani con i Mausolei di Ubertino e Jacopo da Carrara. I due monumenti sepolcrali provengono dalla demolita chiesa di S.Agostino e sono opera di Andriolo de’ Santi e collaboratori. Sotto il mausoleo di Jacopo si legge l’epigrafe latina dettata da Francesco Petrarca in onore del suo caro amico e benefattore carrarese. Accanto alla chiesa sorge il complesso dell'ex monastero degli Eremitani che oggi ospita i Musei Civici, dove si conservano importanti memorie Carraresi, come la splendida serie degli Angeli dipinti da Guariento di Arpo, primo pittore di corte dei da Carrara, per la decorazione della Cappella della Reggia Carrarese. Adiacente ai Musei è la Cappella degli Scrovegni, capolavoro di Giotto. Infine presso i musei di Palazzo Zuckermann è possibile osservare monete carraresi. La monetazione carrarese vera è propria è rappresentata da un nuovo denaro piccolo coniato sotto Ubertino, mentre la moneta concepita per fare concorrenza a quelle veneziane e veronesi è il grosso da due soldi, coniata in argento sotto Jacopo II. Francesco I da Carrara introdusse il Ducato d'oro, ed il Carrarese d'argento. A Francesco I è da attribuire infine una piccola moneta conosciuta come bagattino.
Ci si sposta verso il cuore della città passando di fronte a Palazzo Bo, prestigiosa sede storica dell'Università di Padova. I Carrararesi protessero l'Università e non ne intaccarono gli statuti di autonomia e di libertà, favorirono l'afflusso di studenti da tutta Europa e chiamarono ad insegnare allo Studio Patavino i migliori docenti, invitandoli a far parte della loro Cancelleria e considerandoli loro familiari. Nel 1363 ottennero con Bolla di Papa Urbano V l'isitutizione della facoltà di Teologia, che allora esisteva solo alla Sorbona e a Bologna. Si giunge quindi a Palazzo della Ragione, cuore della vita cittadina da oltre 800 anni. Costruito nel 1218-1219 per ospitare al primo piano gli uffici amministrativi e i tribunali e al piano terra le botteghe. Tra il 1306 ed il 1309 Fra' Giovanni degli Eremitani lo ristrutturò innalzando le pareti laterali, la copertura a carena di nave e le logge esterne. Giotto vi dipinse un ciclo pittorico basato sulle teorie astrologiche di Pietro D'Abano ma un grosso incendio distrusse la decorazione nel 1420. Subito fu dato l'incarico a Nicolò Miretto e Stefano da Ferrara di ridecorare le pareti con gli stessi soggetti. In 333 riquadri sono raffigurati i dodici mesi, ognuno con santo protettore, segno zodiacale, le costellazioni, le attività dell'uomo tipiche del periodo, le caratteristiche dei nati sotto quel segno.
Da Palazzo della Ragione sono sufficienti pochi passi per raggiungere Piazza dei Signori, uno degli spazi più suggestivi e vitali di Padova, una delle piazze simbolo della sua storia ma anche del suo presente vivace e attivo. E' così chiamata perché qui sorgeva il "Palazzo della Signoria", la Reggia dei Carraresi. La piazza si adattava meravigliosamente alle riunioni e al passeggio dei nobili. Dal popolo fu dapprima chiamata della "Desolazione", per i ruderi dei palazzi, demoliti dalle opposte fazioni o partiti; poi dei "Trionfi", per la magnifiche feste che vi si svolgevano. Qui si facevano le giostre, i tornei e al giovedì grasso si rappresentava la caccia al toro. Sul lato ovest sorge il Palazzo del Capitanio, con la Torre dell'Orologio per il cui portico si sbocca in Corte Capitaniato e nella vicina omonima piazza, dove sorgeva la Reggia dei Carraresi. Sopra l'arco il grande Orologio, riproduzione di quello inventato nel 1344 dal medico e astronomo Giovanni Dondi. La popolarità dell'orologio astronomico, uno dei primi realizzati in Italia, fu tale che i discendenti di Giovanni Dondi furono detti dall'Orologio fino all'Ottocento.
La Reggia Carrarese, residenza dei Signori di Padova, di cui oggi rimangono poche tracce inglobate in altri monumenti, venne edificata da Ubertino da Carrara a partire dal 1338 nella zona vicino al Duomo. Essa impresse un nuovo particolare sviluppo, moderno ed elegante, alla parte occidentale della città e costituiva una vera e propria insula nella città, degna dimora destinata ad ospitare la sfarzosa corte Carrarese. Comprendeva anche il cosiddetto “traghetto”, un lungo corridoio pensile che collegava reggia e castello e demolito nel 1777. La Reggia fu subito arricchita da cortili interni, orti e giardini, da tre grandi sale di rappresentanza ornate di pitture a fresco, e da tutta una serie di ambienti di servizio quali cucine, cancellerie e staze per i corpi militari di guardia. Oggi di tanta magnificenza restano poche testimonianze: del palazzo nuovo rimane la sala degli Uomini Illustri (nota come Sala dei Giganti) che dell’epoca conserva un unico preziosissimo lacerto di affresco raffigurante Francesco Petrarca nel suo studiolo; del palazzo vecchio si è salvato il portico doppio, noto come la Loggia dell'Accademia, elegante e raffinato esempio di architettura trecentesca, ed alcune stanze con scene affrescate. Al primo piano dell’Accademia si può percepire almeno in parte l’atmosfera della Cappella privata dei Principi. Alle pareti sono gli affreschi inerenti alle Storie dell’Antico Testamento realizzati tra il 1349 ed il 1354 circa da Guariento di Arpo, mentre le bellissime tavole lignee con le gerarchie angeliche che un tempo decoravano il soffitto, sono conservate ai Musei Civici Eremitani.
Nel Battistero del Duomo si ammira ancora oggi in tutto il suo splendore il magnifico ciclo di affreschi voluti da Fina Buzzaccarini moglie di Francesco il Vecchio da Carrara, Signore di Padova dal 1350 al 1388. Realizzato da Giusto de' Menabuoi, nominato pittore di corte dei da Carrara dopo la morte di Guariento, rappresenta ancora oggi uno dei cicli pittorici più spettacolari e meglio conservati del Trecento. Un centinaio di scene, eseguite tra il 1375-78 con le storie della Genesi, di Gesù, di S.Giovanni Battista e dell'Apocalisse.
Sul lato opposto di piazza Duomo, proprio di fronte al Battistero e al Duomo, sorge Casa Bonafari appartenuta nel Trecento a Jacobello da Milano e in seguito a Baldo e Sibilla Bonfari, promotori e finanziatori della costruzione del primo ospedale in senso moderno di Padova. Baldo, originario di Piombino in Toscana, si era trasferito a Padova per condurre gli studi universitari in diritto canonico e civile. Risiederà stabilmente nella città patavina e diventerà referendario e consigliere di Francesco Novello da Carrara, Signore di Padova. Nel 1390 sposerà Sibilia dei signori Cetto di Padova.
Dal Duomo percorrendo via S. Gregorio Barbarigo e riv. Tiso da Camposampiero si giunge in pochi minuti a la Specola, già Torlonga del Castello Carrarese, trasformata in Osservatorio Astronomico nel XVIII sec., un unico straordinario monumento che racchiue quasi mille anni di storia padovana e 250 anni di astronomia.
Le Mura Carraresi
L’intera cerchia propriamente di epoca carrarese (la terza cerchia cittadina in ordine cronologico) fu interamente demolita nella prima metà del Cinquecento per essere sostituita dalla nuova cinta bastionata di epoca veneziana, che peraltro ne seguì a grandi linee l'andamento. Rimangono, di epoca carrarese o di poco precedenti, un breve tratto del ramo delle Acquette delle mura intermedie (o della seconda cerchia), in via Dimesse, la torre e un tratto di muro della cinta della cittadella vecchia (oggi piazzetta Delia), la torre della Catena o del Soccorso (nota anche come torre del Boia o del Diavolo), con il recinto del Soccorso, un piccolo tratto del recinto della porta della Saracinesca, oltre a poche vestigia di incerta lettura (p.e. in piazzale Savonarola o nell'area dell'obitorio), o all'interno di edifici (casa Breda a S. Sofia), o ancora viste e rilevate nel corso di scavi archeologici (viale della Rotonda). Rimane inoltre il castello, nella forma, seppur mutila, che acquisì in epoca carrarese, e rimangono poche ma significative tracce dell'antica magnificenza della reggia dei signori Da Carrara, come pure del traghetto, il lungo viadotto che collegava la reggia alle mura comunali e attraverso queste al castello.
A pochi passi dalla Specola sorge l'oratorio di s. Michele, ampliamento trecentesco di una preesistente chiesa dedicata a s. Michele. Tale ampliamento fu realizzato a seguito dell'incendio della chiesa avvenuto durante l'assedo del Castelvecchio nel corso della riconquista di Padova ai Visconti da parte dell'ultimo signore, Francesco II Novello da Carrara. Nel 1397 l'oratorio fu affrescato con storie di Maria ad opera di Jacopo da Verona su commissione di Piero de Bovi, appartente ad una famiglia legata ai Carraresi.
Da Piazza del Santo si percorre via del Santo per ritornare nel centro storico di Padova. All'incrocio con via s. Francesco ci si trova di fronte a Palazzo Zabarella, nel Trecento dimora carrarese e oggi sede prestigiosa di mostre. Da via s. Francesco si raggiunge via Roma dove sorge la chiesa di s. Maria dei Servi, eretta sul finire del Trecento per volontà di Fina Buzzaccarini, moglie di Francesco il Vecchio da Carrara, e affidata all’ordine dei Serviti. L’edificio sorse sulle rovine del precedente palazzo di Nicolò da Carrara, che fu distrutto quando lo stesso Nicolò nel 1327 tradì Padova per allearsi con Cangrande della Scala. La chiesa presenta all’esterno una lunga loggia, realizzata nel primo Cinquecento. L’interno - a navata unica, con cappelle laterali - conserva pregevoli opere d'arte.
Ripercorrendo via Tiso da Camposampiero e quindi via Rogati (borgo dove nacque Palladio) ci si sposta verso la zona della Basilica del Santo. Nonostante Fina Buzzaccarini e Francesco I Da Carrara avessero eletto il Battistero della Cattedrale quale luogo privilegiato per diventare mausoleo di famiglia, la potenza dei Signori di Padova si rivela chiaramente anche nella Basilica del Santo. Francesco il Vecchio e i suoi massimi dignitari sono ritratti in tutti i principali cicli affrescati trecenteschi tuttora esistenti all'interno della basilica. Francesco il Vecchio, i suoi massimi dignitari di corte e Francesco Petrarca con il suo allievo prediletto Lombardo della seta sono ritratti nel Sogno di re Ramiro e la battaglia di Clavigo, affresco che fa parte dello splendido ciclo realizzato da Altichiero da Zevio nella Cappella di s. Giacomo. Ancora si ritrova Francesco il Vecchio ritratto nella Cappella dedicata al Beato Luca Belludi, dove Giusto de' Menabuoi affrescò le storie di s. Filippo e s. Giacomo su commissione di Manfredino e Naimerio Conti, familiares dei Carraresi. Francesco il Vecchio è ritratto a cavallo nella scena della crocifissione di s. Filippo. Infine, all'esterno della Basilica del Santo, nell'Oratorio di S.Giorgio, gli affreschi di Altichieri ritraggono la corte carrarese.
L'orto botanico e l'erbario carrarese
Francesco Novello, ultimo signore della città (1390-1405), ebbe spiccati interessi nei confronti della divulgazione scientifica. Notissimo è l'Erbario carrarese o Liber agregà di Serapion (ora conservato a Londra presso la British Library) che si distacca dalla tradizione degli erbari medioevali per il realismo con cui sono state raffigurate le diverse specie botaniche, cui probabilmente non rimase estraneo lo spirito di oggettività che presiedeva all'insegnamento delle discipline scientifiche nell'università. La fondazione dell'Orto Botanico di Padova (1545) istituito dall'Università per la coltivazione e lo studio delle piante medicinali, aveva lo scopo di facilitare gli studenti nel riconoscimente delle vere painte medicinali dalle sofisticazioni. Dal 1997 è iscritto nel Patrimonio mondiale dell'UNESCO.