Gentili visitatori, benvenuti a Campodarsego. Questo testo accompagna la pratica mappa turistica in allegato e vi sarà d’aiuto per organizzare la vostra esperienza alla scoperta del territorio. Seguite queste pillole di storia per conoscere luoghi, ambienti e curiosità legati alla città e alle sue frazioni e cogliete le occasioni proposte dai commercianti del Distretto del Commercio
Nel cuore del Graticolato Romano. La storia di Campodarsego affonda le sue radici in epoca romana: l’organizzazione del reticolo viario e la struttura del territorio riflettono la perfetta suddivisione in centurie attuata nella seconda metà del I secolo a.C. . Lo sapete che la via principale di Campodarsego, l’attuale Strada del Santo, corrisponde all’antica via Aurelia, cardo della Centuriazione Romana dell’Agro Padovano? Si tratta dunque di una via di comunicazione importantissima, da sempre punto di collegamento tra la città di Padova e la provincia di Treviso. Questa strada è stata testimone del passaggio di ambasciatori, santi e principi.
Il ritmo lento dell’acqua. Campodarsego è attraversata da tre fiumi che disegnano la geometria e scandiscono il ritmo del tempo della comunità. Il Muson dei Sassi (2a) è il fiume rettilineo che attraversa tutto il capoluogo e fiancheggia la Strada del Santo. Scavato nel 1612, è considerato tra le opere più importanti realizzate dai “Savi delle acque” della Repubblica di Venezia che con questa operazione separarono il Muson dei Sassi dal Muson Vecchio. Il fiume Tergola (2b) è un corso d’acqua di risorgiva che scorre placido, tracciando ampie anse nel territorio rurale di Campodarsego. Una pista ciclabile ben segnalata consente una mobilità dolce alla scoperta di angoli naturalistici rigogliosi. Il fiume Lusore (2c) lambisce l’estremità orientale di Campodarsego. Ed ecco un’altra curiosità: nello stemma araldico del Comune sono raffigurati questi tre fiumi, di color argento su sfondo rosso.
Una parola fatata: Tergolandia. E’ davvero una parola magica, come l’ambiente nel quale si sviluppa. Non ci sono cancelli o barriere in questo parco artistico – naturalistico, che si snoda lungo il fiume Tergola, in località Bronzola per circa 1 km e mezzo. Le sponde del fiume diventano la perfetta scenografia naturale per una passeggiata tra gnomi di legno, animaletti di sasso, uccelli in ferro che spiccano il volo e tanti altri misteriosi ospiti realizzati con materiali di recupero. E attorno a voi il silenzio della natura. E’ o non è magia questa?
Un luogo di devozione: Chiesetta di Campanigalli. Durante il vostro percorso in bicicletta a Tergolandia concedetevi una sosta alla chiesa campestre di Campanigalli, o del Panigale, in località Bronzola. L’ampio giardino antistante la chiesa permette di parcheggiare la bicicletta: qui ricordatevi di riempire la borraccia d’acqua presso la fontana. La piccola chiesa davanti a voi è testimonianza visibile della devozione della comunità e il nome ricorda la coltivazione di un antico cereale, il panicum. E’ tra i più antichi oratori della zona e la sua costruzione ha radici medievali. Vi invitiamo a osservare attentamente tra i mattoni della facciata: potreste scoprire dei dettagli curiosi, come un’antica macina in trachite e laterizi con bollo di famiglie romane. Questi i punti di interesse inseriti nella mappa, oltre alla chiesa del Panigale troverete le principali chiese di Campodarsego: 4A Chiesetta di Campanigalli, Via Panigale 4B Chiesa di Santa Maria Assunta, Campodarsego, Via Caltana, 3 4C Chiesa dei Ss Pietro e Paolo, loc.Bronzola, Via Straelle, 1, Bronzola 4D Chiesa di San Nicola loc. Fiumicello, Via Bassa III, 1 4E Chiesa di S. Andrea, loc. S.Andrea, Via Caltana, 292 4F Chiesa di San Daniele, loc. Reschigliano, via Ca’ Brion, 1
Pedalare lungo una via antica. La pista che vi consigliamo di praticare è l’Ultimo Cammino di S.Antonio, un percorso di circa 25 km che unisce le città di Camposampiero e Padova, passando proprio per il centro di Campodarsego. Il fluire del fiume Muson dei Sassi sarà il vostro compagno di viaggio fedele fino alle porte della città del Santo.
I capitelli. Questo termine, tipico del dialetto veneto, indica le edicole votive che si trovano frequentemente agli incroci delle strade. Cippi di confine in epoche passate, i capitelli sono l’espressione di una devozione religiosa di riconoscenza e gratitudine. Durante l’escursione tra le vie di campagna incontrerete numerosi capitelli. Alcuni di questi sono testimonianze antiche, altri sono dei nobili sentimenti di preghiera e rispetto collocati all’interno di giardini privati, su pareti esterne di case o al centro di crocevia di strade come il Capitello della Pietà (6a) in località Fiumicello con una statua in pietra ben lavorata del 1683 raffigurante la Deposizione. Due belle curiosità: al Capitello di S. Maria della Pace (6l) è dedicata la “vecia sagra del Capiteo” di fine settembre, mentre alla Madonna del Carmine (6e) sono affidati i primi grappoli di uva. Nella mappa abbiamo evidenziato alcune edicole, ma vi invitiamo a scrutare il paesaggio alla ricerca di queste piccole e grandi opere. 6A Capitello della Pietà, via Capitelli (trivio) e via Bassa II 6B Statua Mons. Andrea Giacinto Longhin e Museo, piazzale chiesa Fiumicello, 6C Capitello dell’Immacolata, via S. Giuliano 31 6D Capitello s.Antonio, via Straelle 67/69 (Bronzola) 6E Capitello Madonna del Carmine, via Olmo incrocio con via Capitelli 6F Capitello Madonna Pellegrina, via Straelle, incrocio con via Olmo e via Cinganame 6G Capitello s.Antonio, via Caltana, incrocio con via Garelli e via Quattrocà 6H Capitello Beata Immacolata, via Pontarola 19 6I Capitello Beata Immacolata e Monumento all’Anziano, via Verdi 47 6L Capitello Regina Margherita, via Croce – via Rossignolo 6M Cippo Ceron, Via Caltana
Il volto nobile del territorio. Campodarsego è puntellata da piccoli e grandi gioielli architettonici e artistici che testimoniano la perfetta armonia tra la funzione lavorativa residenziale dei palazzi e il paesaggio rurale. La tradizione della civiltà della villa inizia nel Cinquecento e Campodarsego accoglie ricche famiglie che edificano importanti strutture in collaborazione con maestranze locali. Tra il XVII e il XX secolo sorgono costruzioni molto ampie ma sobrie, come il complesso seicentesco conosciuto come Villa Dalesmanini da Rio (7c) in località S. Andrea, la coeva villa Mattiazzo (7a) in centro a Campodarsego e l’elegante villa in stile Liberty conosciuta come Villa Aghito Maschio (7a). Le ville qui elencate sono per la maggior parte: la loro bellezza si lascia scrutare 7A Villa Mattiazzo Gelmi Bano, Via Caltana, 101 7B Villa Aghito Maschio, Via Antoniana 212 7C Villa Menini, Via Pontarola, 21, Reschigliano 7D Villa Morandi e Fornace Morandi Ferrarin, Via Pioga, 228 7E Villa Romiati, Via Bassa I, 81 7F Villa Marcello Fonzago Da Rio Marzaro, Via Caltana, 229 7G Villa Squarcina, sede Municipio
C’era una volta. Normalmente iniziano in questo modo le storie fatte di castelli, principi e principesse. A S. Andrea di Campodarsego sorgeva l’ampio feudo di proprietà della famiglia Dalesmanini e tra le figure più importanti quella di Speronella, dipinta a volte come eroina padovana, altre come feroce castellana. La fama e le azioni della famiglia sono così forti da catturare l’attenzione di Dante che inserisce il figlio di Speronella Dalesmanini nell’Inferno (XIII, vv. 133-135).
Un bosco per il Vescovo. Nella vostra pedalata alla scoperta di Campodarsego, vi capiterà di incontrare una località denominata Bosco del Vescovo (9a), tra la città e il vicino comune di S. Giorgio delle Pertiche. Il nome ricorda gli ampi possedimenti in campagna del Vescovo di Padova, adibiti principalmente a riserva di caccia. Oltre al bosco, il Vescovo possedeva un bel palazzo (9b) fornito di pozzo, forno, orto, colombara e peschiera. Anche in questo caso la residenza e tutti i palazzi annessi non esistono più, purtroppo. Ma il terreno ha portato alla luce numerosi stemmi e altri materiali lapidei riconducibili al XVII – XVIII secolo e visibili assieme ad un tratto della “carezà” del Vescovo.
Mulini e mugnai. Il fiume Tergola è un fiume di risorgiva che getta le sue acque nel Brenta e lungo il suo corso, da Cittadella fino a Vigonza, si ritrovano numerose tracce di attività molitoria. Si tratta di opifici e di mulini, ora non più funzionanti, ma le cui mura custodiscono segreti che si svelano a noi a poco a poco. Avvicinandosi, si può comprendere la struttura: al primo piano normalmente si trova la camera da màsena e al secondo piano il magazzino e l’abitazione. 10A Mulino Volpato, Via Olmo, 94 10B Mulino Nalesso Sant’Andrea di Campodarsego
Operosità. L’alta padovana è da sempre una terra operosa e ingegnosa. In passato, al lavoro agricolo si legava l’abilità di sapienti artigiani, quali falegnami, fabbri, calzolai e sarti cui si sono aggiunti poco alla volta aziende inizialmente condotte a livello familiare. Nella scacchiera della centuriazione sorgono ora ampie zone industriali dove hanno sede solide aziende conosciute in tutto il mondo