Dal 17 novembre 2022 al 22 gennaio 2023, nella bella sede di Palazzo Zuckermann, i Musei Civici di Padova ospitano la prima mostra padovana interamente dedicata a Bepi Fabiano, in occasione dei sessant’anni dalla sua morte.
Pugliese di nascita e trevigiano di adozione, l’artista visse a Padova dal 1936 fino alla morte, avvenuta nel 1962. Intensamente attivo nella prima metà del Novecento, Fabiano è ricordato fra i principali illustratori e caricaturisti, ma non meno rilevante è da considerare il suo ruolo nella pittura italiana del periodo.
L’esposizione di Palazzo Zuckermann, curata da Elisabetta Gastaldi, raccoglie circa cinquanta opere provenienti da collezioni pubbliche e private e testimonia il rapporto tra l’artista e Padova. Prima di trasferirvisi per seguire la moglie in occasione di un avanzamento di carriera, il pittore aveva già avuto contatti con la città euganea: un concorso per illustrazioni vinto nel 1906, finora inedito, e partecipazioni alle Trivenete del 1929 e del 1932. Dopo il trasferimento a Padova, Fabiano è presente ad altre mostre cittadine: l’ultima è stata la IX Biennale d’Arte Triveneta del 1951. In mostra non mancano le opere di Fabiano che hanno partecipato a esposizioni trevigiane e ad altre di livello nazionale e internazionale, come per esempio le due Mostre d’Arte del Novecento Italiano del 1926 e del 1929 legate a Margherita Sarfatti – giornalista, critica e promotrice dell’arte italiana tra le due guerre –, le Biennali veneziane e le collettive dell’Opera Bevilacqua La Masa.
Se Treviso è stata per lui la città degli affetti amicali – fra gli altri, ricordiamo i suoi contatti con lo scultore Arturo Martini, che lo raffigura nel piccolo e prezioso gesso esposto, con i pittori Gino Rossi e Sante Cancian e con lo scrittore Giovanni Comisso, questi ultimi ritratti da Fabiano in due pastelli presenti in mostra –, a Padova l’artista si concentrerà maggiormente sulla rappresentazione degli affetti di famiglia, come dimostrano le opere con la moglie e il figlio Fabio (l’altro figlio Fausto venne a mancare in tenerissima età).
Gli anni patavini segnano un graduale ritiro dalle manifestazioni d’arte e, dal punto di vista stilistico, documentano una nuova vena lirica e una delicata atmosfera intimista. Fabiano pittore inizialmente predilige il pastello ma, a partire dal 1931, abbandona questa tecnica per passare alla pittura a olio “con un fervore che ha tutta la freschezza dei primi amori e insieme il sapore di una matura esperienza.”, come ricorda Luigi Coletti.
I Musei Civici intendono rendergli omaggio e farlo conoscere a Padova, la città che lo ha ospitato per ventisei anni e dove tuttora vive il figlio Fabio, che con cura conserva la memoria del padre.
Ingresso libero