La presenza a Padova di un Gran caffè internazionale si deve ad Antonio Pedrocchi, famoso caffettiere che sognava un luogo dall’architettura rappresentativa e funzionale. L’edificio fu commissionato all’architetto di idee illuministe Giuseppe Jappelli.
Nell’Ottocento divenne crocevia di intellettuali e letterati, “luogo dove nascevano le idee”, dove si organizzavano feste, riunioni massoniche e trattative commerciali: un punto di riferimento per studenti e padovani, viaggiatori e uomini d’affari. Qui trovarono ristoro artisti e letterati come Ippolito Nievo e Giovanni Prati, patrioti del calibro di Arnaldo Fusinato; tra gli ospiti illustri si ricordano Stendhal, Téophile Gauthier, Gabriele d’Annunzio, Eleonora Duse e Filippo Tommaso Marinetti.
Il piano terra si articola intorno alla monumentale sala rossa con il bancone marmoreo originale realizzato su disegno di Jappelli, di forma ellittica e terminante con sei zampe leonine. Ai suoi lati si aprono due sale. La sala bianca porta i segni di un colpo di pistola sparato dai soldati austriaci contro alcuni stundenti l’8 febbraio 1848; la sala verde era aperta per le persone meno abbienti, per riscaldarsi d’inverno o sostare senza che i camerieri venissero a chiedere l’ordinazione.
Il piano superiore ospita il Museo del Risorgimento e dell’Età Contemporanea in bellissimi sale, concatenate l’un l’altra, che ripercorrono ecletticamente gli stili del passato.