Padova e l’eredità dei Carraresi

Una sontuosa Reggia di inconsuete proporzioni

Arte e cultura
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Le ruote del carro (ovvero dei Carraresi) simbolo della città, appaiono modernizzate nel portale di Padova: un logo che assomiglia vagamente alla optical art attraverso un gioco bianco-nero raffinato ed efficace. La storica famiglia ha dominato Padova dal 1318 al 1405, quando è subentrata la Repubblica Serenissima di Venezia, che ha lasciato evidenti tracce. Tra i Cararesi più importanti, Ubertino, Giacomo, Francesco e Francesco Novello, fino ad oggi.

La Reggia Carrarese, complesso di edifici tra la Torre e la Specola, la Loggia, il Castello, tra l’omonima piazza e Riviera Paleocapa, raggiungibile da un traghetto che misurava nove metri per tre, in zona tra piazza Capitaniato (la piazza d’Armi della Reggia) con la meravigliosa Sala dei Giganti, restaurata nel Cinquecento: in generale, sono luoghi solo parzialmente, visitabili all’interno, ma comunque rappresentano il segno di un secolo importante quanto burrascoso per i Carraresi. Il primo fu Litolfo da Carrara nel 1027, poi nel 14. secolo a cavallo con il 15. La Signoria ha conquistato Verona, Vicenza, Treviso, Feltre, Belluno, Udine e Aquileia.

Curiosità: la nobile famiglia Papafava dei Carraresi fa derivare il suo nome in maniera quanto meno inaspettata. Il vescovo di Chioggia, mille anni fa, regalava una volta alla settimana la fava a un bambino gracile che la apprezzava moltissimo. E gli diceva, in dialetto veneto “papa fava” ovvero mangia la fava. I suoi amichetti, che assistevano regolarmente alla scena, l’hanno così soprannominato “Papafava”, donde il cognome, immutato nei secoli. E’ proprio la famiglia attuale a raccontare l’episodio.

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